L’ordinanza del Ministro Sirchia sulle “razze pericolose” ha gettato nel panico milioni di cittadini, possessori di cani pacifici, educati, veri membri della famiglia, che, da un giorno all’altro, si sono trovati additati all’opinione pubblica come proprietari di “cani pericolosi”.
Dal 13 settembre ogni giorno riceviamo centinaia di telefonate, fax, e-mail di persone indignate per una misura così assurdamente restrittiva e senza senso.
Questa caccia alle streghe fomentata da alcuni giornalisti che per mesi hanno montato i pochi casi di morsicature da parte di Pitbull (e solo Pitbull), facendo credere a tutti che tutti i cani italiani fossero impazziti e diventati mordaci, ha creato pressioni tali da far emettere un’ordinanza che andrebbe bene, se solo non prevedesse questo elenco di cani “potenzialmente pericolosi” in cui è compresa una gran parte dei cani che vivono tranquilli e pacifici nelle case degli italiani, obbligandoli alla tortura della museruola e al pagamento di cifre per l’assicurazione ben più alte di quelle attualmente rientranti nella “responsabilità civile”.
Io penso che sia andata così: qualche sprovveduto e “zelante” tecnico del Ministero, scorrendo questa classificazione, fatta dalla Federazione Cinologica Internazionale in base a certe caratteristiche morfologiche dei cani, e non certo in base a una loro presunta pericolosità, deve aver visto nomi come Rottweiler, Dobermann, Dogo Argentino e pensato, nella sua ignoranza della materia, che lì dentro, in quei due gruppi, fossero riunite le “razze pericolose”, e così ha preso di sana pianta quell’elenco, vanificando tutto quanto nei secoli si è fatto per riconoscere ai nostri migliori e più fedeli amici, i cani, il ruolo che spetta loro al nostro fianco.
Di un eventuale elenco si discuteva da anni, ma tutti gli etologi e gli esperti erano concordi nell’impossibilità di stabilire quali razze siano etichettabili come pericolose (oltre a quella umana!) e la conclusione era, sempre, che non esiste il cane pericoloso per sua natura, ma esiste il cane costretto a essere pericoloso da un addestramento criminale o comunque da un’educazione deviante.
Purtroppo, invece, spinto dalle pressioni della pubblica opinione in cerca del solito capro espiatorio, ecco che arriva chi, in tutta fretta e, temo, senza cognizione di causa, copia pari pari una classificazione internazionale che nulla ma proprio nulla ha a che fare con la pericolosità dei cani.
Così vediamo classificati come pericolosi cagnolini di 3 chili, come i Pinscher nani, oppure i Collie (Lassie!), i San Bernardo, i Leonberger (definiti dagli esperti “giganti buoni”), i Border Collie (Shonik), i Terranova, gli Scahpendoes, i Bobtail e via dicendo.
La formulazione dell’ordinanza poi è nebulosa, in quanto parla di “pitbull e di altri incroci o razze con spiccate attitudini aggressive appartenenti ai gruppi 1° e 2°…”.
Parrebbero esclusi gli incroci di quelle razze, e che nei gruppi 1° e 2° vadano individuate le razze “con spiccate attitudini aggressive” (in base a cosa?), e che perciò non tutte siano da considerare. Però poi lo stesso Ministero si smentisce, perché nel suo sito internet pubblica l’elenco sopra riportato senza fare distinzioni.
Infine: l’articolo 2 dell’Ordinanza, sancendo l’obbligo contestuale di guinzaglio e museruola, fa riferimento all’articolo 83, primo comma lettere c) e d) del Regolamento di Polizia Veterinaria, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954 n° 32.
In realtà tale regolamento recita testualmente:
c) l’obbligo di idonea museruola per i cani non condotti al guinzaglio quando si trovano nelle vie o in altro luogo aperto al pubblico;
d) l’obbligo della museruola e del guinzaglio per i cani condotti nei locali pubblici e nei pubblici mezzi di trasporto.
Le sottolineature sono nostre ed evidenziano l’incongruenza e, probabilmente, la non validità dell’ordinanza, che si richiama a un articolo che è diverso da come viene riportato nell’ordinanza stessa.
E poi nessuno ha tenuto conto che l’articolo 83 del suddetto Regolamento di Polizia Veterinaria riguarda specificamente ed esclusivamente la profilassi della rabbia, ed era comprensibile in tempi (49 anni fa) in cui non vigeva l’obbligo della vaccinazione antirabbica. E comunque già allora l’uso del guinzaglio escludeva l’obbligo della museruola (salvo che nei locali pubblici o sui mezzi di trasporto).
Basterebbe rendere obbligatorio l’uso del guinzaglio, che è una misura di sicurezza fondamentale, sia per l’incolumità del cane che delle persone.
Purtroppo lo scontento dilaga, così come il disamore per le istituzioni che sembrano voler colpevolizzare i cittadini per il semplice motivo di amare i propri cani.
In ogni caso, come risultato dell’ordinanza, sono già iniziati gli abbandoni.
In tanti siamo convinti che si sia trattato di una svista e che basti farlo presente al Ministro per rimediare. E’ quello che stiamo facendo. Dopo avergli scritto una lettera il giorno stesso della pubblicazione dell’Ordinanza, abbiamo aperto il forum del nostro sito www.amicidipaco.it, dove stiamo raccogliendo i pareri dei cittadini coinvolti (e sconvolti) dall’ordinanza. Poi per il numero 25 della nostra rivista “Amici di Paco” stiamo preparando un dossier speciale sulla “beffa delle razze pericolose”. E in questi giorni abbiamo consultato esperti cinofili e avvocati (per la parte legale) insieme ai quali abbiamo definito una base per le nostre proposte. Il tutto, man mano che viene prodotto, viene inviato o segnalato al Ministro.
Speriamo di essere ascoltati.
LE PROPOSTE DEL FONDO AMICI DI PACO<br>
› Cancellazione dell’elenco delle “razze potenzialmente pericolose”<br>
› Obbligo di iscrizione all’anagrafe canina<br>
› Obbligo di guinzaglio nei luoghi pubblici<br>
› Pene severissime in caso di omessa custodia e abbandono dei propri cani (portandoli a reati penali)<br>
› Creazione in ogni comune di aree verdi riservate ai cani e ai loro conduttori<br>
› Lotta senza quartiere ai combattimenti tra cani e alla criminalità collegata<br>
› Obbligo di museruola in luogo pubblico ai cani riconosciuti mordaci da un esperto veterinario in seguito a due episodi di morsicatura non motivabili.<br>
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Diana Lanciotti