Si è conclusa felicemente, come una bella favola di Natale da raccontare davanti al camino, la vicenda del bradipo in vendita di cui aveva parlato Striscia la notizia, che ieri sera ha dato l’annuncio ufficiale della sua liberazione. Ecco i retroscena e i perché di questo salvataggio da parte del Fondo Amici di Paco.
Dopo il servizio andato in onda su Striscia la notizia ieri sera, sabato 19 dicembre, è ufficiale: il bradipo tenuto in un negozio siciliano, le cui condizioni di detenzione erano state rese note da Edoardo Stoppa, ha finalmente trovato una nuova bellissima casa grazie al Fondo Amici di Paco, la nota associazione no-profit nazionale che si occupa della tutela dei cani e dei gatti abbandonati. La notizia della bella conclusione di questa storia che ha suscitato tanta commozione e, soprattutto, tanta solidarietà da parte degli “amici di Paco” (senza i quali probabilmente il bradipo sarebbe ancora chiuso in un negozio o magari in casa di qualche persona priva delle necessarie competenze per consentirgli le ideali condizioni di vita) è stata data da Diana Lanciotti, fondatrice e presidente onorario del Fondo Amici di Paco. Intervistata da Edoardo Stoppa, la Lanciotti ha spiegato com’è nata l’idea di salvare il bradipo e di inserirlo in un ambiente più adatto alle sue necessità. «Quando ho visto nel servizio di “Striscia la notizia” il musino dolcissimo del bradipo, ho avuto la sensazione che guardasse me e chiedesse proprio a me di aiutarlo.»
La sensazione si è tramutata immediatamente nella decisione di fare qualcosa, come ci ha raccontato la stessa Lanciotti rivelandoci i retroscena di questa bella iniziativa di solidarietà.
«La sera stessa in cui è andato in onda il primo servizio di Striscia, io e mio marito (Gianni Errico, cofondatore e presidente del Fondo Amici di Paco, n.d.r.) abbiamo incominciato a pensare a come organizzarci» ci racconta Diana. «Il giorno dopo decine di nostri sostenitori ci hanno scritto o telefonato chiedendoci che cosa si poteva fare per il bradipo. Alcuni si sono dichiarati disponibili a contribuire all’acquisto, se non c’erano alternative.» Subito sono scattate le verifiche. «Abbiamo valutato tutte le possibilità, ma ci siamo resi conto che purtroppo non c’erano alternative» spiega ancora Diana. «L’unica possibilità di portarlo via era proprio comprarlo. Se non lo facevamo noi avrebbe potuto farlo chiunque altro e il rischio che capitasse in mani sbagliate era troppo alto.» Infatti il bradipo non è protetto dalla CITES (Convention on International Trade in Endangered Species), la Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione, e può quindi essere venduto.
Se n’è occupata anche Francesca Martini, sottosegretario alla Salute, che ha invitato le istituzioni a trovare un modo per vietare la vendita di animali esotici. Ma in attesa che vengano prese decisioni in merito, bisognava fare qualcosa per quel bradipo.
«Su internet abbiamo scoperto che da sei mesi associazioni animaliste e privati avevano scritto denunce e proteste senza ottenere nulla» prosegue Diana. «Anche perché la ASL, i NAS e il Corpo Forestale dello Stato non avevano ravvisato nella detenzione del bradipo condizioni di maltrattamento. In alcuni forum qualcuno stava addirittura lanciando l’idea di… fare un blitz e rapire il bradipo. “Poi gli creiamo noi una struttura dove possa vivere”, dicevano.»
Il rischio stava diventando davvero grosso: che qualcuno rapisse il bradipo o anche che qualche privato, dopo che il caso era stato sollevato (per fortuna) da Striscia la notizia, si offrisse di comprarlo.
«Dovevamo fare alla svelta. E proprio per non dare ulteriore pubblicità alla cosa e non invogliare nessun altro a farsi avanti, abbiamo fatto tutto in sordina. Abbiamo richiamato i sostenitori che ci avevano contattato e, in una corsa frenetica, abbiamo raccolto una certa cifra, e quanto mancava… be’, è stato il regalo di Natale che ci siamo fatti io e mio marito: un pezzettino di bradipo!»
E così il bradipo è stato riscattato dal Fondo Amici di Paco grazie a una gara di solidarietà tra i suoi sostenitori, e la vicenda ha potuto concludersi velocemente (in due settimane esatte) e felicemente.
«La soluzione più rapida e sicura (per il bradipo) era ed è ciò che abbiamo fatto» assicura la Lanciotti. «Però, visto che si tratta di un animale esotico (seppur nato in cattività), era necessario trovargli una sistemazione che tenesse conto della sua natura. Una nuova casa che riproducesse al meglio il suo habitat naturale. Per un animale nato in cattività non è infatti pensabile rimetterlo in natura.»
Dopo un’accurata valutazione, Diana Lanciotti e il marito Gianni Errico hanno individuato nel Parco Natura Viva di Bussolengo (Verona) la struttura più adatta ad accogliere il bradipo.
«Sia per la competenza, sia per le strutture, sia per la vicinanza geografica a noi, che ci consente di fare le opportune verifiche.»
Qualcuno dirà (anzi ha già detto) che così facendo il Fondo Amici di Paco ha alimentato il commercio di animali. Ma non è affatto vero, come spiega Diana: «Non mi piace l’idea di pagare un animale, ma qui non c’erano alternative se non chiudere gli occhi e far finta di niente o limitarsi a fare le chiacchiere che finora tanti avevano fatto. Come ho già detto, riscattarlo era l’unica possibilità. Il bradipo era in quel negozio da sei mesi dopo essere stato per un certo tempo in una struttura nella quale erano in mostra animali esotici. Dopo la chiusura di quella struttura è stato messo in vendita. E ora il negoziante si è impegnato a non prendere altri bradipi (come ha rivelato ieri Edoardo Stoppa durante il servizio su Striscia la notizia, n.d.r.). Chiunque avrebbe potuto comprare il bradipo e tenerlo in chissà quali condizioni. Del resto ho saputo in questi giorni che c’è anche chi compra dei caimani… Certo, anche a me piacerebbe poterlo tenere qua con me, dopo che mi sono letteralmente innamorata del suo sguardo. Ma nessuno può pensare di tenere in casa un animale esotico.»
E in proposito Diana Lanciotti vuole lanciare un appello.
«Quello che abbiamo fatto ha anche un importante valore simbolico. Vuole infatti disincentivare gli acquisti di animali esotici. Noi abbiamo acquistato il bradipo come associazione, ma poi l’abbiamo affidato a una struttura idonea per assicurargli una vita sana e dignitosa. Abbiamo voluto far capire che nessun privato può pensare di tenere in casa un animale non domestico. L’ideale sarebbe lasciarli nei luoghi d’origine. Ma è anche vero che esiste l’allevamento in cattività. Per scoraggiarlo, l’invito che rivolgo a tutti è: non acquistate animali esotici. Se avete questo amore per l’avventura, provate a esplorare la mente del vostro cane e del vostro gatto. Lì dentro c’è tutto un mondo ancora da scoprire. Basta averne voglia e impegnarsi.»
Grazie, quindi, a Striscia la notizia e grazie a tutti gli “amici di Paco” per la felice conclusione di questa storia esemplare. Che si presta a essere raccontata come una bella favola di Natale. Magari sarà proprio Diana Lanciotti, scrittrice di libri cult sugli animali, a farne un libro. Magari pubblicato proprio da Paco Editore, per destinarne i proventi al Fondo Amici di Paco e aiutare tanti animali in difficoltà.
Simona Rocchi
Ufficio stampa Fondo Amici di Paco