Su Rai.net-news è riportato un interessante articolo che riassume gli atteggiamenti degli altri stati circa i cani “pericolosi”. Ho deciso di riportarlo integralmente.

Come si vede all’estero i cani considerati
pericolosi sono pochissimi e le misure sono giustamente dure contro i
trasgressori. Perché non si fa altrettanto in Italia, invece di
criminalizzare indiscriminatamente 100 razze di cani?

Le regole di Francia, Olanda e Gran Bretagna

Cani pericolosi, le leggi all’estero

Multe e anche il carcere per chi detiene un cane pericoloso

All’estero esistono vere e proprie leggi che lo straniero deve tenere bene a
mente e rispettare.

In Francia, ad esempio, è in vigore dall’aprile 1999 un decreto legge che
divide in due categorie i cani considerati potenzialmente pericolosi: nella
prima sono inseriti gli animali da attacco, nella seconda quelli da guardia
e da difesa. I primi sono quelli non iscritti in un libro genealogico (Libro
delle Origini Francesi, LOF) riconosciuto dal Ministero dell’Agricoltura
francese ed assimiliabili, per caratteristiche morfologiche, ai cani di
razza. E dunque ci sono gli incroci con cani quali proprio lo Staffordshire
Terrier e l’American Staffordshire Terrier, entrambi comunemente detti pit
bull, i Mastiff, i Tosa. Gli altri, che pure devono essere iscritti nel
libro genealogico riconosciuto dal dicastero, comprendono ancora una volta i
pit bull e i Tosa, e in più i rottweiler.

Per la prima categoria di cani provenienti da incroci, e dei quali il
proprietario non è in grado di rintracciarne le origini con un documento,
c’è divieto di acquisizione, cessione (gratuita o a pagamento),
importazione, introduzione sul territorio francese e nei Dipartimenti
d’Oltremare e a Saint Pierre-et-Miquelon. In caso di violazione si rischiano
anche 6 mesi di carcere e 15mila euro di multa. Inoltre è vietato l’accesso
ai trasporti e ai luoghi pubblici, ai locali aperti al pubblico, lo
stazionamento nelle parti comuni degli immobili collettivi (150 euro di
multa). Tra gli obblighi c’è quello della sterilizzazione dei maschi e delle
femmine, in caso contrario 6 mesi di carcere e 15mila euro di multa. Inoltre
c’e’ la dichiarazione, presso il Comune di residenza del proprietario o di
chi lo detiene, del luogo di residenza del cane.

Per i cani inseriti nella seconda categoria, quelli di razza pura e da
guardia o difesa, a parte l’iscrizione al LOF c’è il divieto di
stazionamento nelle parti comuni degli immobbili collettivi; obbligo di
allegare gli stessi certificati previsti per la prima categoria, escluso
quello di sterilizzazione; obbligo di allegare i documenti del LOF. Una
delle sanzioni prevede che la non presentazione dei documenti del LOF
implica automaticamente il passaggio del cane in prima categoria, ad
eccezione per i rottweiler.

Non possono detenere questi cani di prima e seconda categoria i minori di 18
anni, i maggiorenni in stato di tutela, le persone condannate per crimini o
violenze, le persone alle quali il sindaco ha revocato la proprietà o
l’affido di un cane perché avrebbe rappresentato un pericolo per persone ed
animali domestici. Non rispettare una sola di queste disposizioni
costituisce un delitto passibile di 3750 euro di multa e 3 mesi di carcere.

Non vanno meglio le cose in Olanda per i pit bull, o cani assimilabili per
caratteristiche morfologiche: non possono avervi accesso, e neppure
sull’isola caraibica di S. Marteen, territorio olandese. Se capita di
viaggiare con un cane rottweiler, Fileira brasileiro, Dogo argentino,
American Staffordshire o Mastino napoletano, il turista sappia che l’entrata
in territorio olandese non è vietata ma occorre informarsi presso il Comune
dove ci si reca in vacanza per sapere se esistono norme specifiche per
questo tipo di cani. In genere si tratta di misure contenitive, come l’uso
della museruola e del guinzaglio nei luoghi pubblici. I Comuni possono però
prescrivere norme particolari ed applicare multe.

Anche in Gran Bretagna la legislazione parla chiaro: vietato il possesso di
pit bull, Japanese Tosa, Dogo argentino, Fila Brasileiro. I cani
appartenenti a queste razze, o a loro incroci, non possono essere introdotti
nel Regno Unito. Se si è in possesso di uno di questi cani o se si è in
dubbio sulla loro razza (perché l’animale è frutto di un incrocio), allora è
consigliato di non portarli nel Regno Unito. I proprietari possono essere
infatti perseguiti legalmente e gli animali sequestrati, se non addirittura
soppressi.

Infine gli Stati Uniti, dove pure i pit bull di fatto hanno avuto il loro
battesimo. Anche qui qualcosa sta cambiando. Nello Stato dell’Iowa, ad
esempio, nel’aprile scorso il Senato ha approvato una legge – la SF446 – che
dichiara questa razza, come pure i rottweiler e i dobermann, come “vicious”,
ovvero pericolosi.

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