Ieri nel Cremonese è stato rubato un cane da caccia. Pare che succeda abbastanza spesso, anche se di solito non se ne parla. Ma stavolta la notizia fa scalpore perché si tratta di Mardok, un supercampione pluridecorato, che varrebbe decine di migliaia di euro (!!) Il padrone (stavolta uso di proposito questo termine che non uso mai per designare il rapporto che lega un cane al proprio umano) è stato intervistato al tg. L’ho ascoltato e soprattutto guardato, cercando di cogliere quella minima emozione che il rapimento di un essere caro dovrebbe procurare. Niente. L’intervista si è incentrata sul valore del cane, sulle sue qualità venatorie e sul fatto che non potrà essere “usato” da altri per le esposizioni o per la riproduzione perché è troppo noto nell’ambiente. Oggi su internet leggo altri approfondimenti e apprendo che Mardok era stato acquistato 4 anni fa dall’attuale “padrone”, che però l’aveva portato a casa… due mesi fa! «Mi ci ero già affezionato», avrebbe dichiarato. «L’avevo comprato quattro anni fa all’allevamento Pianigiani di Castellina in Chianti, uno dei più famosi d’Italia. Il valore di un cucciolo come era lui si aggira sui 10 mila euro. Loro l’hanno cresciuto, l’hanno gestito, l’hanno portato a fare le gare, e ora che aveva sei anni l’avevo finalmente ritirato per godermelo un po’». Goderselo un po’. Già, cos’avrà voluto dire? Per noi, per i quali i nostri cani fanno parte della famiglia, vorrebbe dire passare con loro il più tempo possibile, giocare, andare a spasso, magari in vacanza, passare le serate insieme davanti alla tv. Farsi compagnia, scambiarsi coccole e affetto. Ma non per tutti è così. Il padrone di Mardock, leggo su internet, “a dicembre aveva fatto in tempo a fare la prima battuta con Mardok in Scozia, a inseguir fagiani e pernici, e il cane si era comportato bene”. Complimenti per l’uso dell’eufemismo: “inseguire” fagiani e pernici , anziché ammazzare. Ma la sostanza non cambia. La caccia comporta sempre qualcuno che ammazza e qualcuno che venga ammazzato. Non è mica un gioco a rimpiattino… A parte queste “sfumature”, è evidente, per il padrone di Mardok, che cosa significa “goderselo”. Nel servizio in tv hanno fatto vedere dove vivono i cani del padrone di Mardock: piccoli box in muratura, con pavimento in cemento e una rete… mi hanno ricordato i box di qualsiasi canile, o dei pollai. Ma come? Un cane blasonato come Mardock ci si aspetta che viva negli agi… e invece, come tutti i cani da caccia, vive rinchiuso in una gabbia di pochi metri quadrati. Tempo fa, per spiegarmi come mai i suoi cani (come tutti i cani da caccia) restavano chiusi in piccole gabbie per tutta la settimana, un cacciatore mi ha spiegato: «Così, quando li porto a caccia la domenica rendono di più, perché han voglia di correre.» Per forza hanno voglia di correre: dopo essere stati segregati per giorni e giorni in una specie di pollaio… Ecco, è questa la differenza tra noi e loro: loro asseriscono di amare gli animali e la natura mentre si limitano a usare i cani come strumenti delle loro perversioni, la natura la saccheggiano e gli animali che cacciano li amano solo una volta cotti in umido o allo spiedo Noi amiamo tutto della natura e per noi i cani e gli animali in genere sono esseri che vanno rispettati e protetti, non usati a nostro piacimento. Non metterei mai un mio cane in uno di quei pollai in cui ho visto rinchiusi i cani del padrone di Mardok. E’ la prima volta che non mi indigno e dispiaccio davanti al rapimento di un animale. Chissà mai che sia andato a finire in mani di chi, invece di considerarlo uno strumento o un oggetto, lo ami come noi amiamo i nostri cani. Non so perché, ma mi vien da sperare che, più che rapito, Mardok sia stato “liberato”. Diana Lanciotti (da www.dianalanciotti.it)

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