Oggi è il 7 marzo. Esattamente 19 anni fa io e Gianni, ignari di ciò che ci aspettava, andammo al canile di Verona per “ritirare” il nostro Paco, il cagnolino bianco e nero che, tra 150 cani, il sabato prima ci aveva scelti, “condannandoci” a vita ad amarlo. Lui era lì da circa un mese e mezzo, non aveva legato con nessuno dei suoi compagni di cella e sembrava passasse il tempo in attesa che due fessacchiotti (io e Gianni, appunto) capitassero lì per salvarlo dalla prigionia e diventare suoi schiavi. E così fu. Da quel giorno, lui smise di essere il “Re della strada” che era stato per tanti mesi, e noi diventammo i suoi schiavi. Sì, perchè Paco ci incatenò davvero, cuore e mente, a lui, tanto che la nostra vita grazie a lui cambiò. Grazie a lui scoprimmo tante nefandezze umane che ignoravamo e che cosa significhi per un cane (magari un tempo amato e coccolato) perdere una casa e una famiglia e passare dalla condizione di animale domestico a quella di lupo affamato e rinselvatichito. In quel canile (il primo dei tanti in cui poi avrei messo piede) scoprimmo realtà disumane, atroci che sarebbero sufficienti a far vergognare di appartenere al genere umano. Come sa chi ha letto i libri che ho dedicato a lui, alla sua, alla nostra storia, Paco si impiantò nella nostra vita e ce la sconvolse. Conoscendolo, amandolo, ci obbligò ad aprire gli occhi, a prendere atto di realtà vergognose come il randagismo, i maltrattamenti e ci fece venir voglia (una voglia irrefrenabile, irriducibile) di fare qualcosa perchè gli animali non debbano più subire le atrocità di cui sono troppo spesso vittime. Fondammo il Fondo Amici di Paco e, attraverso la figura di Paco, amata da tanti (adulti e ragazzi), riuscimmo a creare un’attenzione, che prima era rivolta altrove, verso i problemi che volevamo denunciare. Da allora media, istituzioni, cittadini si sono occupati sempre di più dei diritti degli animali, e parlare di animali come esseri senzienti e occuparsi del loro benessere non è più un tabù, ma qualcosa di accettato e condiviso. Lo testimoniano le centinaia di associazioni animaliste che sono sorte da allora (prima non c’erano, salvo tre associazioni nazionali che facevano poco o niente), e che hanno raccolto gli insegnamenti del nostro piccolo Paco cercando di diffondere il messaggio di amore e rispetto verso gli animali. Ancora adesso, dopo 19 anni, sembra impossibile che un “semplice” cagnolotto sia stato capace di entrare nel cuore di così tante persone e aiutarle a capire e agire. Eppure è stato lui. Lui, il mio, il nostro Paco, era un cane pieno di carisma, di fascino, con una personalità dirompente. Nessuno restava indifferente, al suo cospetto. Quando andavamo insieme nelle scuole, invitati dagli insegnanti e dai ragazzi che avevano letto “Paco, il Re della strada”, Paco veniva letteralmente travolto dai ragazzi, che impazzivano a vederselo lì, in carne e ossa, dopo aver letto le sue avventure e aver trepidato per lui. Per loro Paco era un amico, e me ne accorgevo quando gli scrivevano delle letterine. E me lo confermavano gli insegnanti, che mi testimoniavano che Paco, con la sua storia, era stato capace di catalizzare l’attenzione (di solito difficile da catturare) dei ragazzi e imbrigliare la loro fisiologica vivacità, la loro distrazione, incanalandole verso qualcosa da fare, qualcosa su cui riflettere. Sono tantissimi i ragazzi che, folgorati dalla storia di Paco, hanno poi deciso di fare volontariato e di dedicare parte del loro tempo a una causa che non fosse quella di chattare su Facebook o inondare gli amici di sms col cellulare. Il 7 marzo del 2006, sul sito www.amicidipaco.it, scrivevo: “Paco, tesoro mio carissimo, oggi siamo a 14. Quattordici anni che stiamo insieme, e perciò più o meno 15 anni d’età per te, visto che, di comune accordo, abbiamo deciso di fare del 7 marzo, anniversario del tuo arrivo in famiglia, la data del tuo compleanno. Da quel 7 marzo del 1992 sei diventato per noi un punto di riferimento, e senza esagerare potrei dire che la nostra vita ruota intorno a te. Da quando hai smesso di essere il “Re della strada” sei diventato il re di casa, e noi siamo i tuoi fedeli sudditi. E ne siamo felici. Considerare un cane uno della famiglia a qualcuno potrà sembrare eccessivo, addirittura blasfemo. Ma nessuno può cambiare le cose: tu sei parte integrante della nostra famiglia. Una bellissima famiglia che quest’anno è stata privata di un componente, e così non sarà la stessa festa di sempre. Restano i ricordi, bellissimi, e di questi dovremmo essere grati alla vita. Così come le siamo grati per averci fatto incontrare te, che se ora non fossi con noi dove saresti? E noi, senza di te, come saremmo? Ora sei qua, come spesso succede, sotto la mia scrivania, e mi guardi da sotto in su, facendo vedere il bianco degli occhi, in quella tipica espressione che mi fa stringere il cuore… non voglio nemmeno pensare a come sarebbe stato se quello stesso sguardo non mi avesse raggiunta, attraverso le sbarre di quel canile, facendomi prendere una decisione che mi avrebbe cambiato la vita. Ma il destino aveva deciso. Forse sapeva che, grazie a te, al tuo esempio, insieme avremmo fatto tante cose meravigliose per dare una mano a tanti cagnolini e gattini meno fortunati di te. Auguri, auguroni con tutto il nostro cuore, caro il nostro cagnolone. Ti vogliamo tanto bene” Adesso Paco non è più sotto la scrivania a guardarmi con suoi occhi brillanti e fiduciosi. Non c’è più da quattro anni. E questo è il quinto compleanno che festeggiamo senza di lui. Parlo di festeggiare, non solo di commemorare. Infatti non dobbiamo essere tristi, ma solo felici di averlo incontrato e aver condiviso quindici anni meravigliosi. E di aver imparato tantissime cose da lui. 
Era un grande cane, il nostro Paco. E ancora adesso lui è sempre con noi, dentro i nostri cuori. E allora, buon compleanno, Paco. Ti vogliamo ancora tanto, tanto bene. Diana (da www.dianalanciotti.it)

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